Napoli. Il Programma europeo “Garanzia Giovani”, finalizzato al contrasto alla disoccupazione giovanile in Campania, è stato oggetto di un’audizione congiunta da parte della Commissione Politiche Giovanili, Disagio Sociale ed Occupazionale e della Commissione Trasparenza. Tra i presenti l’Assessore al Lavoro Severino Nappi, chiamato a riferire  in audizione per conto della giunta regionale, oltre alla vicepresidente Commissione Politiche Giovanili, Mafalda Amente (FI) ed ai consiglieri regionali Aveta (La Destra), Esposito, Marciano e Lello Topo (PD), Salvatore e Zecchino (Caldoro Presidente). Prendendo atto della forte preoccupazione manifestata dalle organizzazioni sindacali, in particolare dalla Cisl, rappresentata da Luca Barilà e Carmen Costagliola, che già da tempo attendevano un confronto, la consigliera D’Amelio ha espresso il proprio timore per “la concentrazione delle azioni previste sui centri per l’impiego, che per l'attuazione assegna alla Campania un fondo di oltre 190 milioni di euro, e che rischia di tradursi in un flop. Dall’ultimo rapporto pubblicato il 30 Settembre, infatti, si evince che, su oltre 30mila iscrizioni al portale regionale, sono circa 4mila i giovani tra 15 e 29 anni selezionati per l’occupabilità. L’inadeguatezza dei centri dell’impiego ad affrontare questa sfida rischia di allontanare le imprese per sfiducia. L’impegno - ha poi ribadito D’Amelio - resta quello di evitare che Garanzia Giovani diventi un buco nell’acqua. Affinché questa opportunità per i giovani campani non si traduca in una ennesima occasione sprecata, dunque, non bisogna ricadere nei soliti errori a cui abbiamo assistito troppe volte: spreco di risorse pubbliche, inadeguatezza d’informazione, troppa burocrazia”, E’ inoltre ribadito che Garanzia Giovani non è un ‘postificio’ e non ha l’obiettivo di assunzioni dirette, ma serve - in un’ottica ‘prospettica e pedagogica’- ad agevolare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro in una Regione che ha storicamente enormi problematiche nell’occupazione giovanile.  “Chiediamo che la spesa sia fatta non “a processo” ma “a risultato” - hanno chiosato D’Amelio e Abbate - con un monitoraggio costante, da parte delle istituzioni, sul reale inserimento lavorativo prodotto. E poiché c’è il problema di un’inadeguata preparazione dei centri per l’impiego a gestire il flusso di richieste, auspichiamo un necessario ‘rafforzamento’ con il coinvolgimento diretto degli attori locali, che adesso sono obbligati a fare la loro parte”.

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