Avellino. Presso la sala convegni della sede vescovile di Avellino, in occasione della Giornata nazionale della salute mentale del 5 Dicembre, si è tenuto il convegno “Malattia mentale e comunità”, un modo concreto per discutere di problemi psichici attraverso testimonianze e pareri degli operatori del settore. Tra i presenti, oltre ai familiari e alle persone con disagio psichico, vi erano: Emilio Fina direttore DSM Asl Avellino,  Pietro Bianco direttore UOSM Avellino, il direttore della Caritas di Avellino Carlo Mele, Antonella Esposito - Sociologa e Dirigente ASL Avellino e il Vescovo di Avellino, S.E. Mons. Francesco Marino. Elemento distintivo anche la presenza delle associazioni del settore, tra cui: l’Associazione di volontariato “8 maggio”, Koinòn cooperativa sociale e Koinòn service, le onlus Penisola e OasIrpina. “La nostra volontà – introduce Carlo Mele- è di costruire un coordinamento di salute mentale, non solo per chi soffre ma soprattutto per le famiglie. Attualmente ci stiamo impegnando per garantire al meglio la salute mentale della provincia, in particolare risulta fondamentale la sinergia con l’Azienda sanitaria locale. Solo se oggi siamo capaci di costruire ponti, domani saremo in grado di lavorare in rete e realizzare degli obiettivi comuni. L’importante è avere un progetto perché di fronte al dramma le Istituzioni dovranno rispondere, prima o poi, con dei finanziamenti confrontandosi con le povertà e le problematiche sociali.” Il nostro scopo, dunque, è quello di costruire una rete e di creare progetti per realizzare una società del benessere. Dopo l’intervento di Carlo Mele, c’è stato spazio per un momento di grande impatto emotivo. Sulla scia delle note di “Una mattina”, brano di Allevi, è stato letto un brano tratto da una testimonianza di un operatore in una struttura psichiatrica. Un frangente che sicuramente ha toccato le corde dell’anima dei presenti che, immediatamente, hanno applaudito, riconoscendo in quelle parole la dura realtà di chi troppo spesso viene considerato un malato invece che una persona dotata di sentimenti e personalità. Ha fatto seguito l’intervento del direttore DSM Asl Avellino, il dott. Fina che ha ringraziato la curia e il vescovo per il supporto datogli negli ultimi due anni. “L’unione di intenti – ha continuato lo psichiatra- mi ha dato la forza morale che oggi ci dà la possibilità di mostrare gli obiettivi raggiunti. Nell’Aprile 2012 ho preso in carico la situazione della salute mentale in Irpinia. Per ragioni storiche vi erano due modus operandi diversi, io ho colto l’occasione per riformulare questi percorsi e per andare avanti verso una progettualità ben precisa, seguendo anche la mission nazionale. La situazione era abbastanza complicata, con poche associazioni, strutture promiscue e poche SPTC. Dovevamo riformulare il settore e incrementare le strutture sanitarie conciliando appropriatezza e risparmio dettato dalla crisi. Oggi possiamo dire di esserci riusciti anche grazie ai decreti regionali. Con non poche difficoltà oggi abbiamo raggiunto dei risultati ben visibili: oggi abbiamo 129 posti letto nel campo del socio sanitario e socio sanitario assistenziale. Di questi posti, 61 sono distribuiti in strutture sanitarie con sei case famiglie presenti sul territorio, 28 in strutture estensive residenziali psichiatriche, 30 in strutture psichiatriche penitenziarie e 10 presso l’ospedale Landolfi per la cura dei disturbi alimentari. Ci sono stati moltissimi esempi positivi scaturiti da questo impegno, solo per citarne uno, ricordo che 13 persone provenienti dagli ex OPG hanno acquisito la patente europea del computer e 11 di essi attualmente lavorano”. “Dobbiamo imparare a parlare della parte sana non di quella malata.” Queste le parole del dott. Bianco direttore UOSM Avellino che si ricollega al concetto già appartenente ai latini secondo cui non c’è salute senza salute mentale. “Abbiamo bisogno – continua il dottore- di un circuito assistenziale completo e consecutivo; abbiamo bisogno di una visione allargata in cui le famiglie e le organizzazioni operino sul disagio psichico in una visione terapeutica. Io invito sempre gli operatori ad avere fiducia nella capacità empatica umana, infatti, bisogna sempre recuperare l’umanità e la relazione. Non dobbiamo essere presi dalla tracotanza medica ma avere fiducia nella capacità sociale di famiglie, associazioni e strutture.” Il concetto di empatia e valorizzazione del lato “umano” della malattia viene ribadito anche dal vescovo, S. E. Mons. Marino che, come nei precedenti interventi, sottolinea l’importanza di una nuova coscienza cristiana che abbracci la persona malata e non la malattia stessa. Il convegno si è concluso con due interventi critici: il discorso di Don Carmine Arice –Direttore Ufficio Pastorale della salute della CEI- e la testimonianza della dott.ssa Esposito che ha descritto l’esperienza positiva dell’Osservatorio permanente sui suicidi.

La Riproduzione del materiale pubblicato su Cinque Righe è vietata
Note Legali