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POLITICA  -  SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTà
Servizio Idrico Integrato campano; Legge insufficiente e pericolosa; SEL
17 NOVEMBRE 2015 - Ore 23:40

Napoli. "L’approvazione in Consiglio Regionale, con modalità e tempi da “stato di emergenza”, del D.d.L.della Giunta De Luca “Riordino del servizio idrico integrato ed istituzione dell’ente idrico Campano” è stato, giustamente, rivendicato dall’ex presidente Caldoro come atto in assoluta continuità con le politiche della sua giunta. Quanto affermano e analizzano politicamente i coordinamenti, provinciale di Avellino, e regionale di  SEL. La mobilitazione di movimenti, comitati e associazioni ha in qualche modo rallentato in questi anni i processi di privatizzazione, ma non poteva invertire la direzione delle politiche regionali sul sistema idrico campano. Si sconta l’assenza, nell’attuale Consiglio, di una forza politica coerentemente di sinistra. La coalizione “Sinistra al lavoro” nel  programma per le elezioni regionali aveva espresso infatti,  con chiarezza il proprio punto di vista e avanzato una proposta di governo,  di rottura e di cambiamento vero rispetto alle passate gestioni. Una proposta del tutto coerente con l’esito del referendum sull’acqua pubblica. La Legge votata è insufficiente e pericolosa. Insufficiente perché nulla dice delle reali criticità dei sistemi idrici campani. Ad esempio, nella Regione Campania, caso singolare a livello nazionale, l’adeguamento del sistema depurativo è materia esclusa dal Disegno di riordino:

Art. 21, comma 5: Sono fatti salvi i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, concernenti impianti di depurazione comprensoriali individuati con delibera della Giunta regionale entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ove conformi alla normativa vigente in materia di appalti pubblici.

Nulla si dice, altresì, della gestione degli acquedotti che la regione ha “ereditato” dalla ex Cassa del Mezzogiorno e che ha continuato a gestire in questi anni “ in economia” (eufemismo per descrivere un sistema per anni caratterizzato da interventi “ di somma urgenza”) tentando, durante gli anni della Giunta Caldoro, di quadrarne i conti con l’aumento delle tariffe della fornitura dell’”acqua all’ingrosso” Realmente in Campania si può parlare di Sistema Idrico dis-Integrato. Il Servizio Idrico Integrato è il servizio pubblico di fornitura di acqua potabile, fognatura e depurazione. Nessuno oggi nega che esista un ruolo pubblico non delegabile nel campo dei servizi - non a caso definiti "pubblici" -, che attiene al governo ed al controllo dei processi e dei sistemi. Esso è un ruolo politico, che non può limitarsi al ruolo di indirizzo, regolazione e programmazione. Di fronte agli evidenti limiti che il mercato presenta nella efficiente ed equa allocazione delle risorse nella gestione dei beni comuni, in questi ultimi anni si è assistito – su scala europea – ad un notevole ridimensionamento della “ narrazione” dell’efficienza delle privatizzazioni ed ad un ritorno massiccio – a cominciare dalla Germania! – alla gestione pubblica di servizi. Si è reso evidente infatti – che, malgrado la retorica delle agenzie di regolazione indipendente -  si sostituivano, semplicemente, monopoli privati a monopoli pubblici non garantendo efficienza né riducendo a vantaggio dei cittadini le tendenziali rendite di posizione associate alla gestione di monopoli naturali. Solo in Italia resiste ancora, anche a “sinistra” qualche nostalgico del modello “liberalizzazione” come politica progressista. Il massiccio attacco in campo da parte del Governo Renzi, attraverso lo “sbloccaItalia” e la finanziaria in approvazione, porta netto il sigillo di forze regressive, di un’imprenditoria che ricorre alla tradizionale politica delle concessioni pubbliche per sottrarsi alle sfide del mercato globalizzato. Nel settore idrico, la componente relativa a lavori infrastrutturali è massima; il concessionario tende a sottrarre una quota rilevante di lavori al mercato delle gare. In un territorio ad alta presenza di capitali illegali o “grigi”, privatizzare significa, in concreto, aumentare il rischio di consegnare ad essi (e per molti anni) la gestione di lavori essenziali senza neanche quel minimo di controllo che è oggi possibile. Tali scelte si sostanziano nell’ intreccio tra “privatizzazioni ” e gestione politica delle risorse in un’area, caratterizzata da insidiosi ed aggressivi tentativi di penetrazione nel tessuto economico di capitali di difficile “tracciabilità. E’ evidente, dunque, l’intenzione di appaltare a concessionari privati la gestione dei grandi impianti. E’ uno spazio opaco, l'analisi politica di SEL, quello del rapporto con i grandi concessionari;ma quello che soprattutto preoccupa è la polverizzazione delle attività manutentive verso le catene dei subappalti. I ritardi accumulati nella spesa dei Fondi comunitari e nel conseguimento degli obiettivi della Direttiva 2000/60 CE dalla Regione Campania richiedono un risoluto cambio di passo nell’azione di Governo della Regione ed una chiara scelta verso l’ intervento diretto del settore pubblico nella gestione del ciclo idrico con forme di gestione analoghe all’esperienza di successo dell’Acquedotto Pugliese riformato e risanato dalle giunte Vendola".



Comunicato - Napoli - 17 NOVEMBRE 2015 - Ore 23:40






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