Invitare l'elettore ad astenersi non è mai una cosa "buona e giusta" politicamente e non lo è soprattutto in questo "periodo storico" che oramai dura da qualche "tornata", in cui il "partito del non voto" viene "sostenuto" in maniera massiccia dall'elettorato. I Referendum non "esaltano" quasi mai lo spirito del cittadino se non in "casi rari" (e in questi, presi da un "paradossale furore" forse perchè non si è capito il senso della richiesta referendaria anche a "causa", magari di domande poco chiare) ma "oggi" l'invito che sembra venire dal PD, dal suo Segretario nonchè Capo del Governo, Matteo Renzi sul voto del 17 Aprile (Referendum delle trivelle, cosiddetto) rischia di essere una sorta di boomerang vista la "questione" di stetta attualità che ha portato un Ministro alle dimissioni e un altro nell'occhio del ciclone, almeno dal punto di vista della cronaca politica (che si aggiunge alla "questione banche", nel "caso di specie"); un boomerang non tanto per l'esito che esso potrà avere (raggiungimento del quorum o meno) ma proprio perchè questo invito va a contraddire quello che deve essere lo spirito della politica, ossia la partecipazione attiva. Il "Referendum trivelle", inoltre, è stato promosso anche da politici del PD, quindi, quantomeno una sorta di "cortesia politica" sarebbe stata da usare verso i "compani/amici); Non si possono immaginare Referendum di serie A (Riforme Costituzionali) e B, quelli da "personalizzare" e quelli no, non si può dire che alcuni sono un voto sulla propria politica o addirittura sulla propria persona (non è immaginabile un "se vinco resto, se perdo vado a casa), questo quale anali politica generale, esempi ce ne sono stati diversi nel corso della "storia referendaria". In chiusura, va senza dire che nei Referendum, in alcune "tipologie" l'astensione è di fatto equivalente a una espressione di voto ma in questo caso, come "detto", di particolare crisi della politica, di fiducia e partecipazione ridotta ai minimi termini non sembra la scelta migliore.

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