"In questo mondo nuovo si chiede agli uomini di cercare soluzioni private a problemi di origine sociale, anziché soluzioni di origine sociale a problemi privati". Una citazione del filosofo e sociologo polacco di origini ebraiche, Zygmunt Bauman quale incipit dell'analisi politicoa sullo stato del PD irpino da parte di Antonio De Feo, neo Segretario del Circolo PD-GD "E. Berlinguer" di Serino. "Il problema del nostro tempo è legato all’incapacità di compiere scelte che possano rappresentare le esigenze di tutti. Esiste uno sforzo enorme, che è rappresentato dal desiderio di cercare di compiere ciò che è giusto, ma esiste un pericolo e un vizio, nel compiere queste scelte, che sta nell’incapacità della politica di guardarsi intorno. La più grande malattia della politica oggi è lo strabismo cronico, che pone lo sguardo su più cose contemporaneamente, che genera un atteggiamento compulsivo ma improduttivo. I movimenti, dopotutto, si prestano perfettamente a queste dinamiche e per questo diventano “populisti” nel senso più negativo del termine. Questa lettura generale, mi permette di riflettere sulla nostra realtà provinciale, senza usare tattiche preventive ed evitando un linguaggio leggero e innocuo"; De Feo continua "scavando" per far emergere i problemi e trovare le soluzioni: "Il PD irpino ha bisogno, oggi più che mai, di ritrovarsi come comunità e di sentirsi in dovere di rappresentare tutta la famiglia democratica. Siamo un grande partito, ma anche un partito con un grande problema di personalità, che è disorientato e usa atteggiamenti “aristocratici per parlare al popolo”, ma non parliamo al popolo. E giustamente, il popolo non ci capisce, non comprende le dinamiche interne, esterne, ortodosse o eterodosse e si rivolge altrove, pensando di trovare le risposte che cerca. Avendo rinunciato a rappresentare gli elettori, gli elettori hanno cominciato, legittimamente, a rinunciare a votarci, con l’aggravante che non ha più fiducia in noi e non crede che le cose possano cambiare. In irpinia abbiamo quindi bisogno di costruire un’identità di partito riformatore e democratico, che ha fatto dei tentativi, ma che le vecchie dinamiche ha rigurgitato, per paura e per ignoranza. Un vero partito, il Partito Democratico che immagino e che sogno, è un partito fatto di persone animate dal coraggio del cambiamento, dalla determinazione e dalla partecipazione, dalla forza della rappresentanza e dalla convinzione che stare tra la gente, ascoltare la gente, non è un surplus di democrazia, ma l’identità dei democratici. Il partito democratico che sogno deve necessariamente e imperativamente prendere le distanze da una politica vecchia, mascherata molto spesso, da politici giovani. Il mio non vuole essere un giudizio sulle persone, perché amo distinguere l’errore dall’errante e so bene quanto sia difficile coniugare buoni propositi con dinamiche interne e schemi di rappresentanza, ma il prossimo congresso dovrà avere il coraggio di denudare le vecchie dinamiche per cercare strade inedite, perché possiamo diventare un laboratorio di buone pratiche e di buona politica ma so benissimo che esiste un rischio. C’è, probabilmente, chi aspetta il Congresso per celebrare vendette e ricatti, che male fanno al partito stesso e alla nostra provincia. Dal canto nostro, contribuiremo con la forza delle idee, col coraggio della presenza costante, al cambiamento vero del partito. Siamo consapevoli che il lento e continuo lavoro di formazione della coscienza democratica, è l’unico strumento di cambiamento per problemi privati, che però hanno origine sociale. Porteremo avanti una politica che dialoga con la gente, che parla un linguaggio comprensibile e si sforza di trovare soluzioni strutturali e finali, rinunciando a parlare della gente, a costruire luoghi privati e lingue barocche che dicono tutto per non dire nulla e tenere in scacco che ci affida l’onere e l’onore di rappresentarli". Il Segretario del circolo PD "Berlinguer" conclude la sua analisi: "È’ un impegno a lungo termine, anzi indeterminato, che non ci spaventa, perché non abbiamo paura degli obblighi, perché la prospettiva politica che immaginiamo è qualcosa che ci invischia per tutta la vita in un rapporto non rinegoziabile che ci appare affascinante e per niente gravoso". 

La Riproduzione del materiale pubblicato su Cinque Righe è vietata
Note Legali