Avellino. Il Consiglio Comunale di Avellino a 3 anni e più dalla elezione presenta una "condizione variegata" con una maggioranza che di fatto non esiste più, o almeno non nei termini numerici e delle "presenze" dell'inizio che fu. Un quadro "disastroso" anche alla luce di un PD, partito di maggioranza relativa, all'ente di piazza del Popolo, senza un Segretario provinciale, da tempo immemore con l'assenza di una segreteria cittadina e con circoli senza un minimo di coordinamento e influenza sul piano territoriale, appunto, dove si presume, ci siano, in un qualche modo, propri rappresentanti, oltre che degli elettori. Un PD "governato" sul piano provinciale da un "quadrumvirato" (Rosetta D'Amelio, Valentina Paris, Enzo De Luca, Luigi Famiglietti) che non riescono a "mettere pace" all'interno di un gruppo PD "dilaniato".  Se a questo, ci si va ad aggiungere, un partito che a livello nazionale vive una forte crisi di voti e di identità con un Referendum istituzionale (Riforme approvante in Parlamento alla Carta Costituzionale) che potrebbe essere alle porte (si parla di Ottobre ma in realtà regna una grande incertezza sia sulla data che sui quesiti, uno o con "spacchettamento") e con un Congresso nazionale che si dovrebbe tenere nel 2017, anticipato allora qualunque ipotesi sul futuro politico-amministrativo della Città di Avellino diventa un "rebus", un "labirinto" dal quale non se ne esce, se non "intontiti" e ad avere la peggio, è sempre e comunque la Città: A seguire una analisi politica "eseguita" come dipingere un quadro con la tecnica dellla "pittura a schizzo" perchè, già, interpretare la "natura del Consiglio" è "arte", l'importante è che "natura morta" non diventi la Citta:

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