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POLITICA  - 
Referendum; NO a Riforma distruttiva Italicum, porcellum peggiorato; Renzulli
08 SETTEMBRE 2016 - Ore 12:49

"Al referendum costituzionale io voto NO perché non intendo avallare il piano pericoloso di Renzi di esautorare il Parlamento dalle sue fondamentali prerogative e consolidare le “riforme” imposte dai trattati europei che erodono i principi democratici costituzionali: le riduzioni delle tutele e del potere di acquisto del lavoro e delle pensioni, l’esautoramento di ogni autonoma politica economica nazionale". Katia Renzulli, Consigliere comunale a Monteforte Irpino, con delega ad "Agricoltura ed Attività produttive" vicina all'area di Rifondazione comunista, "dichiara" il suo voto, il suo NO al prossimo Referendum (del quale ancora non c'è la data) sulle Riforme costituzionali approvate lo scorso Aprile ma non con la "maggioranza qualificata" dei 2/3 che avrebbe reso non necessario tale "voto popolare" e che avrebbe permesso al Presidente della Repubblica di promulgarla subito. "In tal modo sono poste le premesse per la distruzione dell’apparato della ricerca scientifica, dell’istruzione, produttivo industriale, pubblico e privato, con il conseguente impoverimento generale, e si è preclusa al paese l’adozione di sue proprie politiche di sviluppo a tutto vantaggio dei paesi più forti dell’Europa, Germania in testa, che in questi anni hanno goduto, anche grazie a ciò, di un ulteriore vantaggio competitivo. Renzi non si pronuncia ancora sulla data del referendum: entro Ottobre va presentata la Legge sulla Stabilità, e poichè se vince il NO salta il Governo, spostando la data del referendum, almeno si consente l’approvazione della Legge in un ramo del Parlamento. E’ chiaro quindi che Renzi si sta giocando la carriera politica: il suo obiettivo è vincere il referendum per blindarsi al potere almeno fino al 2023 o addirittura per un ventennio, aggiunge nella valutazione politica, come Berlusconi e Mussolini così da poter completare la sua politica liberista, antisindacale e interventista fino a cambiare i connotati istituzionali, economici e politici al Paese. Renzi descrive questa riforma come passo decisivo per la semplificazione dell'attività legislativa e per il risparmio sui costi della politica: avremo invece la moltiplicazione dei procedimenti legislativi e la proliferazione di conflitti di competenza tra Camera e nuovo Senato, tra Stato e Regioni. Il risultato è prevedibile: sono ridotte le autonomie locali e regionali, l'iniziativa legislativa passa decisamente dal Parlamento al governo, in contraddizione con il carattere parlamentare della nostra Repubblica, e per di più il governo non sarà più l'espressione di una maggioranza del Paese. Riformare la Costituzione infatti, in  combinazione con la “nuova” Legge elettorale, il cosiddetto Italicum (praticamente il Porcellum peggiorato), determinerà l’abbandono della democrazia costituzionale in favore di un premierato assoluto in cui un esecutivo forte capeggiato da un fortissimo uomo solo al comando, concentrerà in sé ogni potere, e lo potrà esercitare di fatto senza limiti e contrappesi, poiché, anche le istituzioni di garanzia, come il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale, saranno deboli e inefficaci. E’ gravissimo, sottolinea la Renzulli, che un Parlamento eletto con una Legge giudicata incostituzionale dalla Corte abbia sconvolto il patto costituzionale che sorregge la vita politica e sociale del nostro Paese. Non mi stupisce quindi che la BCE e la Commissione europea premono sull'Italia per completare al più presto il processo delle “riforme”,che la Merkel si è detta impressionata dalle “riforme” di Renzi, e che la Confindustria si è schierata apertamente per il Sì al referendum. Per non parlare della stragrande maggioranza della "stampa di regime" e della nuova Rai renziana. L'analisi politica di Katia Renzulli, politico ed amministratore va a chiudere: Questo referendum rappresenta un punto di svolta cruciale, perché sono in ballo l'affossamento definitivo della Costituzione del 1948 e delle residue libertà democratico-borghesi e la difesa dei diritti e delle conquiste dei lavoratori e delle masse popolari. Votare NO nel referendum costituzionale significa  riconquistare  dell’autonomia politica ed economica del nostro paese contro la tirannia tecnocratica sovranazionale e dei trattati europei".

 



Redazione - Monteforte Irpino - 08 SETTEMBRE 2016 - Ore 12:49






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