Il PD degli ultimi due anni sembra avere perso il contatto con la realtà. La "foga" giovanile di mostrare, in apparenza, la rottura col passato, si è rivelata dannosa e una "copertura trasparente" su un partito allo sbando, senza linea politica, o meglio, un agire che tenesse al centro il "propio popolo", gli iscritti, le nuove esigenze di una società che cambia, le nuove povertà. Il PD, dal voto delle regionali del 2015, alle amministrative, del 2016 e al Referendum, viene "condannato" dall'elettorato che lo percepisce distante dai problemi, vicino a realta economico-finanzierie; basta vedere lo schieramento al Referendum del 4 Dicembre. Uno degli errori di Matteo Renzi, Segretario del Partito ed ex Presidente del Consiglio è stato quello, una volta vinta la corsa per la Segreteria, di "cullarsi sugli allori", andare a "prendersi" Palazzo Chigi, seppur legittimamente ma senza investitura popolare, quella che invece sosteneva voler ottenere, andando al Governo con forze che non diceva fossero da annoverare tra i compagni di viaggio, contornarsi di militanti, dirigenti che fino a qualche "ora" prima gli erano avversarsi, anche "ostinati", salvo poi giocarci insieme ai videogiochi, assecondandolo, magari facendogli anche vincere le partite; non si è mai sentito qualcuno dei nuovi "adepti", del "giglio magico", del gruppo storico, tranne, uno e solo uno, osare contraddirlo, almeno non è stato fatto in pubblico. La squadra era ed è, sembrerebbe, composta da "numeri" e non politici che esprimono la propra idea senza timore. Non si può passare da una concezione del partito, della politica, ad un'altra nel giro di pochi giorni. Renzi, gran tifoso della "viola", la Fiorentina, non è Diego Armando Maradona; il Napoli calcio viveva di luce riflessa e vinceva grazie al grande Dieguito, il "pibe de oro" ma quella squadra era composta di "operai" che si "dannavano" mentre il PD sembra una "squadra" con le figurine "incollate" sull'album di raccolta.

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