Niente Congresso anticipato. Lo ha detto Matteo Renzi, all'Assemblea nazionale del PD ed è di fatto l'ennesima marcia indietro dell'ex Premier in quanto aveva, prima del Referendum sulle riforme costituzionale, del 4 Dicembre, perso malamente e che lo ha costretto alle dimissioni da Presidente del Consiglio dei Ministri, aperto alla possibilità di anticipare quella che sembrava poter essere una sorta di resa dei conti all'interno del Partito. Renzi (eletto l'8 Dicembre del 2013, con mandato quadriennale, si andrebbe a fine anno, o inizio 2018 con a Febbraio, sempre '18, la scandenza dell'attuale Legislatura, se il voto non dovesse essere anticipato) ammette gli errori della Segreteria nazionale, li "personalizza", come al solito e parla di riorganizzazione, di mobilitazione sui territori ed incontri: Il 21 Dicembre con i Segretari regionali e provinciali ed il 21 Gennaio, sarà una giornata di grande mobilitazione in ogni angolo del Paese e questo stesso mese dovrà essere dedicato all'ascolto. Il 4 Febbraio un incontro per discutere sul ruolo della Sinistra in Europa. Quanto alla Legge elettorale per andare alle elezioni, anticipate o meno, si dichiara favorevole al "Mattarellum", dal nome dell'attuale Capo dello Stato, Segio Mattarella (maggioritario a turno unico per ripartire il 75% dei Seggi parlamentari, "recuperando" il restante con il proporzionale attraverso lo "scorporo" al Senato mentre alla Camera, "proporzionale" con liste bloccate per il restante 25% e uno sbarramento del 4% per la "entrata" alla Camera, relativa ai partiti). Una Legge elettorale da adottare per potere andare al voto in quanto l'Italicum, comunque sottoposto al vaglio della Consulta che ci sarà il 24 Gennaio 2017, era previsto solo per la Camera, ovvero, la Riforma bocciata il 4 Dicembre che prevedeva il "ridimensionamento" del Senato, senza voto popolare. Un Matteo Renzi, che non lascia ma raddoppia, che non sembra avere intenzione di concedere spazio alle oppozioni interne, anzi continua sulla linea di non volere "correnti e caminetti" ma sembrebbe non accorgersi che il suo PD è più frammentato della DC che dei temti andati, anche tra gli stessi "renziani", ma la "fortuna" di Renzi è che questi "frammenti" non "parlano".

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