Ieri, 25 Gennaio 2017, la Corte costituzionale si è pronunciata sulle questioni di legittimità costituzionale della Legge elettorale n. 52 del 2015 (c.d. Italicum), sollevate da cinque diversi Tribunali ordinari. La Corte ha respinto le eccezioni di inammissibilità proposte dall’Avvocatura generale dello Stato. Ha inoltre ritenuto inammissibile la richiesta delle parti di sollevare di fronte a se stessa la questione sulla costituzionalità del procedimento di formazione della legge elettorale, ed è quindi passata all’esame delle singole questioni sollevate dai giudici. Nel merito, ha rigettato la questione di costituzionalità relativa alla previsione del premio di maggioranza al primo turno, sollevata dal Tribunale di Genova, e ha invece accolto le questioni, sollevate dai Tribunali di Torino, Perugia, Trieste e Genova, relative al turno di ballottaggio, dichiarando l’illegittimità costituzionale delle disposizioni che lo prevedono. Ha inoltre accolto la questione, sollevata dagli stessi Tribunali, relativa alla disposizione che consentiva al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d’elezione. A seguito di questa dichiarazione di incostituzionalità, sopravvive comunque, allo stato, il criterio residuale del sorteggio previsto dall’ultimo periodo, non censurato nelle ordinanze di rimessione, dell’art. 85 del d.p.r n. 361 del 1957. Ha dichiarato inammissibili o non fondate tutte le altre questioni. All’esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione. Questo quanto "dichiara" la Suprema Corte.

NdR; Di fatto, le modiche bocciano quanto approvato dal Governo di Matteo Renzi, PD ovvero il ballottaggio tra i due partiti che avrebbero ottenuto più voti, anche non raggiungendo la soglia del 40%; Una eventualità che avrebbe dato al partito che avrebbe ottenuto, una percentuale bassa di poter prevalere al secondo turno. Una incostituzionalità "giudicata" ieri. Resta il premio di maggioranza alla lista che, eventualmente raggiungesse il 40% (sino ad arrivare a 340 - 55%. seggi su 617 esclusi quelli della Valle d'Aosta e degli eletti all'estero). RESTANO i capilista bloccati ma non le liste. In questo modo le forze maggiori porteranno in Parlamento dei "nominati" insieme a qualche "scelto" dagli elettori mentre i "piccoli" superata la "soglia", 3%, porteranno il capolista. Retano le candidature plurime ma non ci sarà la scelta del Collegio bensì il sorteggio. Restano anche i 100 collegi (contestati però da diverse forze politiche o esponenti politici, partitici) in quanto ampi ed "interterritoriali". Questi alcuni punti variati e non. In sostanza la Legge Elettorale "Italicum" viene "bocciata" modificata in pochi punti ma proprio in quelli caratterizzanti. Quindi un "nuovo smacco" a Renzi. Una Legge che di fatto diventa, da sistema maggioritario, un proporzionale seppur con ampio premio, ed esulta? Dalle prime dichiarazioni dell'ex Premier e Segretario del PD sembra intuirsi una volontà rafforzata di andare al voto in quanto la Legge come ha dichiarato la stessa Consulta è immediatamente applicabile alla Camera quindi "sistemandola" al Senato si potrebbe "procedere". Dopo i fallimenti, è giusto votare ma sarebbe anche stato giusto dimettersi da Segretario visto che ha fallito due volte e non una, come Premier e come Segretario. Sembra che adatti il "pensiero" agli "eventi".

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