"Diceva Guzzanti, quando imitava Bertinotti, della strategia della sinistra: dividersi in tanti atomi fino a scomparire. Ero un bambino quando il primo Governo Prodi fu fatto cadere nel '98; un dodicenne quando l'Unione collassò a causa dei litigi dei partitini. Sempre in quel periodo, mio padre mi portava con lui al seggio prima per votare Veltroni e poi per applaudirlo al Gesualdo durante la campagna elettorale del 2008. Ricordo alla tv lo spirito del Lingotto, il grande partito progressista a vocazione maggioritaria". Nicholas Ferrante, PD dell'Associazione "Generazione Futura". "A distanza di qualche anno, come giovane democratico, penso che quel sogno di centro-sinistra sia stato ambizioso. Un esperimento ancora in grado di rispondere alle esigenze che ogni giorno si presentano. Assistere oggi ad una scissione fa riflettere tanto, perché non sono mai indolore. Una scissione porta via culture politiche, persone, intelligenze; il tutto in contrasto rispetto allo spirito di sintesi e inclusione del Partito Democratico. Non sono uno di quei renziani che batte le mani alla scissione, né favorevole alla rottamazione come se fosse una purga staliniana. Da giovane dico che avremmo bisogno accanto delle esperienze, dei consigli: l'umiltà in politica rende uomini e forse serve a rimediare a qualche errore fatto da chi ci ha preceduto. Quindi inclusione e non rottamazione fredda. Questo può essere stato il primo errore di Renzi, avrebbe dovuto coinvolgere e ascoltare i Prodi, i Pisapia, i Veltroni, i Fassino, i Cuperlo, i Bersani, i Letta, le Bonino. Da soli si sbatte, si commettono errori grossolani come il #ciaone alle trivelle e il referendum costituzionale. L'hashtag alla trivelle è stato un insulto verso il nostro elettorato meridionale. Il referendum costituzionale invece una Waterloo: una campagna elettorale per inseguire i populisti e non per spiegare un'idea di Italia. Tra i tanti temi si parlava anche di costi della politica, e invece abbiamo perso nonostante questi. In tempi di antipolitica logicamente avremmo dovuto stravincere. Va detto fino in fondo: ha perso la linea dell'arroganza. Forse attorno al progetto di riforma avremmo dovuto coinvolgere e non allontanare. Allora comprendiamo bene le motivazioni​ della minoranza che se ne va, non dico tutte ma almeno qualcuna pur valida ci sarà. Ad esempio condivido la critica secondo cui il PD non è più accanto alle fabbriche in crisi, ma soltanto vicino alle realtà che più ricche. Si preferisce Marchionne a Monfalcone. Con gli imprenditori bisogna dialogare, ma va fatto anche con quelli che non ce la fanno più. Forse anche per questo motivo al Sud, il PD è percepito come lontano. Sui giovani invece, e lo dico da ragazzo, abbiamo preso una cantonata assurda. Premetto che i giovani del PD in cravatta mi ricordano i giovani di Forza Italia, consiglierei a tanti di scendere con i piedi a terra. Dal 5 di Dicembre sto cercando nel mio piccolo di ascoltare i ragazzi e le ragazze come me, chiedendo perché la politica disgusta e non interessa. Vorrei allora riportare qui le loro parole: " A me piace la politica, non mi interessano invece le beghe. E siccome sono chiacchiere, dedico il mio tempo ad altro. Magari la politica parlasse di soluzioni sulla scuola e sul lavoro senza prenderci in giro con formule fatte ". Ecco, si mettano da parte il bonus dei diciottenni e si ragioni di piani Marshall sul lavoro, come il Governatore De Luca da tempo dice. Un lavoro però inteso come progetto stabile di vita, non un'occupazione cotta e mangiata come sui voucher. Si impari dagli errori, per non commetterli di nuovo". 

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