Il Partito Democratico irpino attraversa un momento particolarmente difficile della sua decennale storia. Eternamente spaccato e conflittuale, con "bande" che spuntano come funghi l'unico che si ribella a questo stato di cose è il Cardiochirurgo Aldo D'Andrea. La sua mozione in favore di Matteo Renzi candidato alla Segreteria nazionale è il manifesto del suo pensiero generale e riferito allo stato di cose del Partito in Campania ed in Irpinia (riproponiamo, leggi qui). D'Andrea oramai è abituato a quanto accade in questo PD irpino, oramai niente lo delude. Le "defaillances" di questo gruppo dirigente sono una "normalità" e l'ultima che "cita" è quella di ieri avvenuta alla Convenzione per nominare i 13 delegati nazionali per il voto di Domenica prossima. D'Andrea si chiede che senso ha avuto quella adunata (con una platea deludente numericamente oltre che per i "contribuiti" offerti alla discussione politica) e come siano stati "scelti i delegati. La "lista" pro Renzi portava 11 nomi mentre uno ciascuno per Andrea Orlando e Michele Emiliano. Il criterio di scelta quale, dove è avvenuta la composizione, chi l'ha "emanata". Un voto fato per alzata di mano e si decreta l'unanimità- Ma quando li hanno "contati"? Insomma, D'Andrea non ci sta e pensa ad una battaglia, anche da solo, se sarà possibile, se glielo permetteranno. Una battaglia per "spazzare via" questa classe dirigente che non risponde alle esigenze del territorio, un gruppo alieno dalla realtà politica, di come si dirige un partito. Che il Congresso sia a Giugno o quando, non ha importanza, bisogna cambiare completamente; questo il senso della chiacchierata avuta con D'Andrea.

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