Le Elezioni Politiche sono alle porte. Il mandato della XVII Legislatura scadrà nel Febbraio 2018 ma il voto potrebbe tenersi entro la Primavera anche se non crediamo con una data "Election Day". Il Partito Democratico è in "affanno" e non da ieri ed è lontanissimo dalla "quota" 41% che con "bonus provvidenziale" e la sbandierata "rottamazione" conquistò nel 2014 alle Elezioni Europee. Il PD di Matteo Renzi al secondo mandato quale Segretario nazionale, dal 30 Aprile 2017 (4 mesi) non riesce a superare le fibrillazioni, la vivacissima dialettica, o peggio, "scontri sotterranei tra miriadi di correnti" che non avrebbero dovuto esserci secondo il "progetto renziano". Una discesa iniziata oltre due anni fa con il culmine al Referendum sulle Riforme costituzionali "straperso", per usare il "commento" del "capo" ottenendo un misero 40% (che tra l'altro non era tutto suo) erroneamente, calcolato come base di partenza; ora si è al di sotto del 30. Una "miopia" che ha portato ad un "Congresso frettoloso" per "abortire" il dialogo interno che in tanti chiedevano. Molte "uscite" dal partito, perdita di iscritti ed elettori, in evidenza alle Amministrative di Giugno con una "cilecca" che aveva tempi "immemori". In questi mesi che portano alle Politiche bisognerà capire quale Legge elettorale approntare, che non sia un vestito, per una o due componenti e fare una seria riflessione su come recuperare il consenso perduto. Renzi "one man show" non basta (come detto, le uniche "vere" Elezioni vinte da Renzi sono quelle con "l'aiutino", "regolare" e sarebbe alla sua prima "discesa in campo"). Bisogna concretizzare un programma sul territorio ma non girando col treno bensì affidandosi, dando fiducia a chi "vive" il territorio. Bisognerà pensare a chi "mettere in lista" (ripetiamo, molto conterà la, eventuale, nuova Legge elettorale, che addirittura, qualcuno credeva di realizzarla entro il Marzo scorso e votare in Primavera, quella passata; questo basta a rendere l'idea del quadro confuso in Parlamento e nel PD). Per comporre la la “rosa” dei nomi” conteranno molto i rapporti di forza interni, parliamo dei "dem". Posto che non sono tutti renziani in quanto l’Assemblea nazionale (1000 componenti) vede ì, Renzi, in base ai risultati del 30 Aprile avere, poco meno del 70%, numeri che sembrerebbero stratosferici, con il 25 ad Andrea Orlando ed il 5 a Michele Emiliano. Posto che siano, ancora oggi, questi i rapporti di forza globali, in superficie, bisogna, però analizzare il 69% renziano da chì è composto. La sua mozione, è stata firmata anche dal Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, esponente dell’area, più a Sinistra che raccoglie ex PCI, PDS, DS e Socialisti. L’altra area, quella “popolare”, quindi “più renziana” raccoglie il “correntone” dell’ex Segretario e oggi Ministro dei Bani Culturali, Dario Franceschini, non del tutto in linea con il Segretario “vecchio e nuovo – lo stesso Renzi) anzi per un periodo, prima delle Primarie qualcuno ipotizzava una “scissione” o una ipotesi di dialogo con Orlando. I “renziani puri ma non duri” sono pochi, rispetto a queste due “entità”. Tutti renziani in superficie, dicevamo, ma nel “profondo” esistono divergenze enormi sulla veduta della linea politica e delle alleanze. Eleviamo a caso di specie i 6 membri irpini "usciti" nell’Assemblea nazionale: Giovanni Iacobelli eletto tra gli “orlandiani” mentre tra i renziani, ecco la evidente diversificazione, distinzione che si “nasconde” con un “siamo tutti renziani” di facciata per non far “divampare” lo “scontro” o l’accesissimo confronto che viene tenuto sottotraccia in quanto il momento è delicatissimo. I cinque sono: Franco Iovino, definiamolo il più “duro e puro, un “comunista” che non ha mancato di criticare Renzi già subito le Amministrative di Giungo con post su FB che prima lo invitava a fare come chi si dimise dopo la sconfitta, ad esempio Walter Veltroni, poi cancellato e sostituito con un richiamo al dialogo interno, costruttivo. Chiara Maffei, Socialista, “interfaccia irpina” di Umberto Del Basso De Caro, Sottosegretario alle Infrastrutture, “martiniani”, come vicina a Martina è Rosetta D’Amelio, presidente del Consiglio regionale della Campania, mentre "franceschiniano", dovrebbe esserlo ancora, Enzo De Luca, l’ex Senatore. Unico “renziano dal profondo” è o dovrebbe esserlo, Sebastiano Gaeta “pupillo” di Luigi Famiglietti a sua volta in ottimi rapporti col Ministro dello Sport Luca Lotti, “componente” del “Giglio Magico”. Questo è molto verosimilmente la suddivisione della rappresentanza irpina. Un “rapporto di "ì5 ad 1" che non corrisponderà alla percentuale nazionale ma questo vuol dire, almeno indicativamente, che Renzi, potrà “scordarsi” un “gruppo parlamentare tutto suo”. 

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