Domani, 27 Gennaio è la "Giornata della Memoria", istituita, nel 2005, dalla Organizzazione delle Nazioni Unite per commemorare le vittime dell'Olocausto, il folle progetto del nazismo di sterminare la razza ebraica. Il 27 Gennaio, la data scelta, è dovuta alla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, da parte dell'Armata Rossa nella guerra contro la germania. Abbiamo chiesto, all'Assessore alla Pubblica Istruzione ed alle Politiche Sociali della Regione Campania, Lucia Fortini, il suo "pensiero profondo" su quella immane tragedia. Una Giornata che deve essere memoria, , commemorazione ed insegnamento affinche vengano formati gli "animi gentili" di domani-

 

 "Il 27 Gennaio non è un giorno qualunque. Celebrare la liberazione del lager di Auschwitz ricordando gli eventi storici di quegli anni è il tratto comune di tutte le donne e gli uomini liberi affinché la persecuzione e la discriminazione della razza e della religione, delle culture diverse, degli orientamenti politici o sessuali non abbiano più a ripetersi.

È l’impegno comune contro i crimini e le vergogne di cui può macchiarsi anche il tempo attuale. Mai più in Italia, in Europa o altrove dovrà ripetersi un lutto dell’umanità per mano dell’uomo quale è stato lo sterminio dei campi di concentramento.

 

Il ricordo della Shoah ha insita una matrice culturale e sociale chiara, incentrata sulla condivisione della sofferenza umana attraverso la trasposizione delle immagini dei crimini dell'Olocausto al centro dell'immaginario collettivo.

 

Rappresenta una specie di catarsi della società moderna alla ricerca di una identità storica all’esordio del terzo millennio dove il rischio della violenza, della sopraffazione e della guerra è tutt’altro che scongiurato.

 

Il Giorno della Memoria è denso di simboli e di significati ed è diventato esso stesso il simbolo di un percorso di comportamenti e di scelte delle nazioni e delle comunità locali in cui momenti e cerimonie pubbliche, iniziative e programmi educativi, letture di libri e proiezioni di film producono un’attenzione unica ed un coinvolgimento generale indiscutibilmente vero, nel quale è facile ed immediato riconoscersi. Talmente vero da apparire talvolta scontato se non retorico.

 

Si dirà che questo è il rischio di ogni celebrazione. Che però non può, non deve valere e non vale per il giorno della memoria. Tocca a ciascuno di noi – prima ancora che alle Istituzioni – fare in modo che ciò non accada.

 

Tocca a ciascuno di noi riflettere sul senso della vita, sulla bellezza di ogni giorno, sulla unicità di ogni momento in cui si costruisce un futuro migliore. Spetta a ciascuno di noi pensare alle nuove generazioni  perché, con consapevolezza e rinnovata fiducia, affrontino i temi dell’affermazione dei diritti umani, della libertà di espressione, di contrasto delle ingiustizie. Riguarda ognuno di noi lo sforzo collettivo intorno al quale rendere effettivo un reale senso dello stare insieme oltre le sensazioni emotive e la scossa dovuta al riemergere di ricordi tetri.

 

Siamo tutti coinvolti in un progetto comune ispirato alla possibilità di ridisegnare il progresso dell’umanità. Questo può essere il senso vero della memoria. Non solo il ricordo ma anche la conoscenza, lo studio, l’approfondimento. 

 

Nessuna memoria è possibile senza conoscenza. Non è possibile scomporre – nel senso di ricordare - la storia senza conoscere i meccanismi che ne determinano gli eventi: per questo è indispensabile coniugare il ricordo della Shoah alla presa di coscienza di eventi contemporanei che minano i diritti dell'uomo.

 

Per contrastare la povertà, carpire il senso delle privazioni in qualsiasi parte del mondo, rispondere alle miserie dell’uomo non basta ricordare i martiri della Shoah. Bisogna avere cura degli uomini e delle donne di domani".