Rocco Antonio Giacobbe ex Sindaco di Flumeri analizza la fase che attraversa il PD irpino anche e soprattutto alla luce delle Elezioni Politiche del 4 Marzo. NO al COngresso provinciale, attacco alla classe dirigente che dovrebbe assumersi le proprie responsabilità ed aprirsi al territorio, ai giovani, a chi, allo stesso interno, è stato emarginato.

. "Dopo la débâcle del 4 Marzo e i primi commenti a caldo della classe dirigente del PD di Avellino ero poco fiducioso sul futuro del PD. Ma alcuni commenti e prese di posizione di persone vicine al PD irpino hanno acceso un lumicino di speranza: non tutto è perduto! A patto che si ha il coraggio di un'analisi spietata e l'umiltà di riconoscere i propri errori. Celebrare un congresso provinciale significa non tenere conto della sofferenza che le piccole realtà hanno vissuto e stanno ancora vivendo. La verità è che molte sezioni non hanno svolto il ruolo proprio delle sedi di partito come luogo di incontro / confronto, optando al massimo per un tweet o un atteggiamento di “ognuno fa quello che crede". Porto la testimonianza di Flumeri dove l’impegno politico ha stimolato dibattiti serrati ed entusiasmanti campagne elettorali da sempre. L’attuale dirigenza, dopo aver disertato le ultime amministrative ed aver favorito il tesseramento di persone che sono agli antipodi dei valori dei Democratici, ha disorientato l’elettorato PD e i simpatizzanti con un disimpegno triste ed allarmante allo stesso tempo. Se queste sono le cellule attive sul territorio irpino, immaginare di celebrare un congresso per rifondare un partito allo sbando, è pura fantasia oppure ipocrisia interessata. Viene naturale pensare che l’unico scopo di un’accelerazione sul congresso è spartirsi qualche avanzo di una tavola una volta imbandita di ogni bene di Dio; l'analisi politica di Giacobbe. E’ facile oggi dare la colpa a qualche elemento esterno che pure non ha fatto il proprio dovere per evitare una situazione di stallo che languiva già da troppo tempo. Il problema è tutto interno al PD irpino la cui dirigenza dovrebbe cospargersi il capo di cenere e aprirsi al territorio per una rifondazione seria, coinvolgendo chi per troppo tempo è rimasto ai margini e ai tanti giovani che vorrebbero misurarsi sulle problematiche e le prospettive proprie del nostro territorio. Sono convinto della provvisorietà della vittoria dei nuovi movimenti politici; essi per natura sono liquidi e pronti a conformarsi alla natura dell’ambiente in cui operano. La fiducia accordata loro in queste elezioni politiche sono il risultato della necessità dell’elettorato di puntare su qualche cosa di diverso pur sapendo che le promesse elettorali non avevano basi concrete per la loro realizzazione. Ma anche i movimenti si organizzano e, a lungo andare, trovano terreno fertile in un terreno non più presidiato dai valori di rispetto della dignità delle persone. Un territorio come il nostro, con un potenziale altissimo, merita una classe dirigente che sappia farsi carico delle speranze delle tante persone in attesa solo di un aratro per rompere la crosta dura del terreno e seminare nuove idee, favorendo un nuovo impegno e nuove prospettive".

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