Il PD nazionale è oramai ai minimi termini. Il "Segretario del cambiamento", Matteo Renzi, in quattro anni ha portato il partito ad essere marginale nel panorama politico. C'è chi dice che la "fine" è prossima e chi confida che qualcosa di buono può ancora "cavarsi", ma come? L'ideale, verrebbe da pensare, sarebbe che il toscano si faccia definitivamente da parte ma proprio non ce la fa. La "annuncite" che lo pervade non riesce a "curarla" ma probabilmente neanche vuole. Renzi è quello che ha dichiarato, tra le tante cose disattese (politicamente), di lasciare la politica se avesse perso il Referendum del 2016 e di stare zitto per due anni, dopo l'elezione al Senato lo scorso 4 Marzo. Come è evidente non ha fatto nessuna delle due cose, tra scritti e parole è sempre lì. Un Maurizio Martina o chi per lui o chi con lui, dovrebbe trovare la forza di urlare un "basta" e cacciarlo democraticamente ma lasciamo scorrerere pensando al PD campano. Le cose qui non vanno certo meglio. Con quali idee e con quali uomini questo PD potrebbe salvarsi? Troppo facile dire il "rinnovamento" di idee e persone. Ma cosa vuol dire "rinnovarsi"? In realtà, molto semplicemente, tornare al "vecchio", al passato, al partito che riusciva in un qualche modo a rappresentare le classi più deboli, di tornare al partito in grado di costruire alleanze, programmi (per quanto discutibili, almeno c'erano) ma qui si evidenzia un altro problema: non ci sono altri partiti, non ci sono i "cespugli" che "garantivano" vittorie o "partite giocabili" al centrosinistra. Il centrosinistra non esiste più e proprio per questo bisogna tornare indietro. Il partito "egemone", a vocazione maggioritaria, che era nei pensieri del primo Segretario dem, Walter Veltroni, non può esistere, non ha la forza di poterlo essere e quindi deve abituarsi a ragionare in temini di "primo gragario" e non di "prima donna". Questa ricostruzione, in Campania a chi affidarla? Chi ha la forza e la voglia di ricostruire? Vincenzo De Luca, il Governatore, il quale doveva essere "accantonato" nei pensieri renziani è a galla ed in qualche modo attutisce i colpi di un partito preso a "pugni" dall'elettorato (si, li attutisce, perchè senza di lui, il niente assoluto). In Campania qualcuno crede che l'alternativa la possano costruire i "quattro decariani" tra l'Irpinia ed il Sannio? No, il PD, se lo si può "salvare", si deve partire da Napoli, Salerno ed Avellino con i "deluchiani" quindi a Rosetta D'Amelio un ruolo importante che deve assumere. La Presidente del Consiglio regionale deve prendere in mano le redini del partito, in Irpinia insieme a Giuseppe Di Guglielmo (sarebbe cosa buona se gli "oppositori" perenni cominciassero a ritirare carte bollate ed a proporre programmi) ed in Campania affiancando il Governatore. Solo loro due possono realmente "ricostruire". Il partito, non può, ribadiamo, pretendere di competere sulla strada dell'antipolitica o "strada" ad essa parallela. Il Movimeento 5 Stelle ha dimostrato che non ha rivali e pian piano sta radicandosi; sì, sta radicandosi perche determinate vittorie non arrivano per caso o solo sull'onda del "tutti a casa". De Luca, visto che del PD è parlamentare il figlio Piero, deve, dovrebbe impegnarsi in questa "opera" ma ci chiediamo: ha la voglia di farlo? Confrontarsi con i 5 Stelle, che sono ad un "piano istituzionale più alto" lo sprona a lottare o lo "demoralizza"? Si ricandiderà alle Regionali del 2020? Intanto il PD deve organizzarsi per le Europee del prossimo anno che serviranno da "test". De Luca resterà in sella? Se si, non salga su "Campania Libera" (lista, partito, movimento, quel che è), la abbandoni se già non lo ha fatto, non fosse altro per il nome; gli elettori stanno dimostrando che vogliono la "Campania Libera" ma dal PD. 

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