Citando Aldo Moro nel suo ultimo discorso politico: "se fosse possibile dire, - saltiamo questo tempo ed andiamo direttamente a domani - , credo che tutti accetteremmo di farlo ma non è possibile; oggi è la nostra responsabilità, si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è dato vivere con tutte le sue difficoltà... Nicola, possiamo farcela". Con queste parole, Dario Franceschini, ex Ministro e Segretario del PD nel 2009 lancia alla Segreteria dei dem, il Governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Si va a ricostruire di fatto l'area che ha "governato" il PD prima della "era" catastrofica" negli ultime tre anni, di Matteo Renzi, ovvero quella centrista e di sinistra che si è alternata al vertice del Partito con i "rossi" o più o meno tali, Walter Veltroni, primo Segretario 11 anni fa, oramai e Pier Luigi Bersani. Franceschini, nell'appuntamento organizzato da Area Dem, a Cortona in provincia di Arezzao, nella tre giorni di riflessioni alla quale hanno preso parte anche esponenti irpini, quali, tra gli altri Enzo De Luca (come da noi anticipato un mesetto fa) abbandona Renzi, col quale i "rapporti" non sono mai stati "filanti". Critiche durissime alla politica, al pensiero raccolto in un hastag, in un tweet, alle metafore calcistiche e quanto altro appartenente al due volte ex Segretario PD e Capo del Governo, l'uomo che ha collezionato dimissioni, appunto, due volte dal partito (la seconda dopo neanche un anno) ed una da Palazzo Chigi (dopo la "strasconfitta" al Referendum del 4 Dicembre 2016 sulle Riforme Costituzionali), dove, secondo tanti e lui stesso, ci sarebbe dovuto andare attraverso il voto popolare e non con una "operazione" che qualcuno della "prima Repubblica" definirebbe "di palazzo". La Politica è costruzione, è evoluzione di pensiero, è maturazione e maturità. Franceschini conferma, nell'analizzare questi mesi, che non aver tentato l'alleanza con il Movimento 5 Stelle dopo la sconfitta alle Politiche del 4 Marzo è stato un errore che ha "consegnato" il Paese alla Lega ed al M5S che attraverso un cosiddetto Patto di Governo, fanno, politicamente, quel che vogliono (politicamente), ognuno per la propria parte senza un collegamento costruttivo. Franceschini rimprovera un Partito, il suo, il PD, che è troppo "fermo", un partito che sta ad aspettare la caduta del Governo ma che non lavora per farlo arrivare al capolinea. Con l'investitura di Zingaretti si aprono nuovi scenari in campo nazionale ma anche in Campania, in Irpinia in particolare. Zingaretti, qualcuno "mormora" essere "seguito" dal Governatore campano, Vinenzo De Luca e per quanto riguarda la terra di Francesco De Sanctis dall'ex Senatore, Enzo De Luca, che indipendentemente dai "numeri che può muovere", ad oggi, rappresenta comunque una "bandiera" che avrà un seguito, un indirizzo che potrebbe determinare nuovi equilibri o rafforzare gli esistenti. Rosetta D'Amelio, Presidente del Consiglio regionale, irpina doc, potrebbe "ragionare" verso Zingaretti andando a ricomporre, se così fosse, l'asse, attualmente rotto, con De Luca l'irpino, rafforzando la leadership nel partito. E di quel che resta dei "decariani"? Troveranno un modo per "accasarsi", politicamente, e per "giustificare" alleanze, apparentamenti, sempre osteggiati, visti con "ostracismo" pur di non affondare; la voce, che ci giunge, di pura analisi politica ma siamo solo all'inizio di una "campagna" che porterà alla Primavera 2019 o lì attorno, con le Elezioni Europee, banco di prova, che Franceschini "vede" come la "battaglia" tra sostenitori dell'Europa Unita e gli "euroscettici" che vorrebbero uscire.

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