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EDITORIALE  - 
23 Novembre 1980 Il "bombardamento" dalle viscere che distrusse l'Irpinia
23 NOVEMBRE 2020 - Ore 01:35

Domenica 23 Novembre 1980, ore 19.34.52, la terra d'Irpinia si spacca ed inghiotte vite umane, case, il vissuto, progetti, speranze. Oggi 40 anni? Cambierebbe qualcosa fossero 39 o 41? Una Domenica dal cielo limpido, azzurrissmo, un'aria frizzante al limite del tiepido. Col senno di poi qualcuno dirà "quella giornata annunciava il terremoto"; già, col senno di poi. Novanta secondi della scossa di dieci gradi (su dodici) della scala Mercalli (all'epoca, questa, quella più adoperata nel calcolo della potenza della vibrazione del suolo, un sistema diventato oggi sostanzialmente desueto) che colpì l'alta Irpinia tra Teora e Conza della Campania ma anche Sant'Anelo dei Lombardi, Bisaccia, Lioni, tutti i comuni di quella fascia con l'intensità che"rallentò" ma non frenò sino ad andare a colpire numerosi altri centri della media e bassa Irpinia non "risparmiando" il Capolupo, Avellino che sul "Carmine" vide morte e distruzione, danneggiamenti. Il terremoto colpì un pò tutta la Campania ma anche un "pezzo" della Puglia e la Basilicata, l'altro "capo", quello lucano con Potenza, maggiormente, più devastato dopo l'alta Irpinia. Tutte le province campane "tremarono". Quella notte terribile colpì tutti come una "tremenda sorpresa". I minuti e gli attimi che anticipavano o annunciavano la tragedia ci sono stati, raccontano le "anziane memorie". Anziani raccontano di animali, che nelle fattorie, "gridavano, piangevano" ed "incornavano" tutto sino a spezzare le catene che li legavano alle economie del "padrone". Sì, questa era l'Irpinia di quei tempi, una terra povera ma orgogliosa, che viveva del lavoro della terra, col sacrificio delle mani, della schiena a pezzi. La "ricchezza" era il "pezzo di terra", gli animali da allevare, che "producevano" latte, formaggio, carne, da vendere e per sfamare se stessi e le proprie famiglie. Il "lavoro della terra" (una gran bella "espressione" d'amore per il proprio "Io", per la famiglia, per la vita, per il "prossimo") che "restituiva "solo" una vita di stenti, per niente di ricchezze, una vita di "dignitosa umiltà" che non mancava però, in alcune famiglie, di dare un futuro di studio ai figli. Inutile dilungarsi perchè i ricordi e la memoria tramandata bastano a far piangere, ad emozionare e perchè no? Anche ad arrabbiarsi, a "maledidire" quei novanta secondi ma anche quella "cattiva politica" (c'è stata?) che non avrebbe saputo "rispettare" chi aveva perso tutto, tutto di "materiale" ma non virtù e dignità. Diversi Uomini e Donne, Eredi, che aspettano ancora una casa, il proprio "giaciglio dove poggiare la testa e riposare provando a sentire una nuova casa come la propria ma forse mai l'abitazione perchè questa è dura, è stata dura per tutti ricostruirla; nell'abitazione c'è tutto quello che è "Emozione". La politica non ha saputo, in casi, dare le quattro mura che la famosa Legge del 14 Maggio 1981, la 219. Dare quelle quattro mura avrebbe significato dare la possibilità di tramutarla in abitazione. E' vero, un fiume di soldi sono arrivati, in Irpinia ma qualcuno dice forse, soprattutto o in misura "smodata" (?) in aree meno colpite. La ricostruzione ha certamente favorito un patrimonio edilizio di valore, di una certa staticità (seppur in Italia si sa come si lavora, in taluni casi), modernità ma ha dimenticato le "radici", la cultura, la storia, l'anima di un territorio, di una stirpe. Una ricostruzione, non ancora completa e per alcuni "ceppi" mai partita. Una "epoca" che ha "dirottato" studi verso professioni che potevano "sfruttare" quel disastro. Spuntavano, anche sino a poco più di una manciata di anni fa solo professionisti e ditte edili ma con quali "attributi"? Lo "scopo" del "contributo", naturalmente lecito, ha fatto seguire, in tutti i casi, le ricostruzioni, le ristrutturazioni, tecnicamente e professionalmente perfette? Il fiume di denaro ha "costruito" anche figure professionali, imprese edili e "carriere" politiche? Questo, se si è verificato, sarebbe la beffa successiva al danno? Possiamo dimenticare le aree industriali? No. Ancora oggi ci sono realtà produttive importanti ma "insediate in insediamenti" non contestualizzati, in aree non "costruite" per offrire agli investitori, non a tutti, la voglia di "fare futuro" (forse  o probabilmente, chissà, qualcuno avrebbe dovuto verificare le credenziali di chi si proponeva ad investre o forse meglio dire ottenere contribuiti per investire? Un paradosso è investite privatamente con i fondi dello Stato? E' accaduto?. Infrastrutture in molti casi "assenti? Lo possiamo dire? Infrastrutture, tutte degne di questo nome? Lo possiamo dire? Quindi si sono avuti collegamenti aperti al "movimento delle merci" senza "aggirare montagne o passaggi tortuosi"? Tra ricostruzione privata, pubblica, aree industriali, chi aveva il compito di verificare, progettare, chiedere fondi, eseguire, controllare, lo ha fatto sempre in maniera puntuale? Un terremoto che ha colpito, come detto diverse aree, più di una Regione ma che ha avuto nell'Irpinia l'epicentro, anche quello del dolore seppur per ciascuna vita spezzata anadavano versate le stesse lacrime ed oggi commemorate allo stesso modo. Il "bilancio del dolore" non va fatto ma quello della "spesa dei fondi" certamente si ed allora, forse, ancora oggi va capito se chi ha visto più morti e maggiore distruzione ha avuto la ricostruzione "giusta" (qualcuno ha ottenuto, anche all'interno del cratere più di quanto avrebbe dovuto avere?). Oggi, chi sa dire quanti fondi sono stati destinati alle zone colpite dal sisma? Il "bilancio economico" non serve a nulla se non, e non è ultima cosa, ad avere la percezione, la fondatezza che chi ha gestito la ricostruzione, ha "lavorato dentro" ha avuto rispetto massimo per ogni singola morte, ogni singola lacrima, ogni singolo dolore, anche quelli celati. Circa 3000 morti, circa 9000 feriti, circa 300000 sfollati. E' stata una tragedia e nessuno ci faccia più politica, neanche con le celebrazioni. Stare a casa, anche senza l'emergenza COVID, è quello che certa politica, chissà, dovrebbe fare. Alcuni che oggi parleranno, saranno quelli che hanno operato in quegli anni, perchè taluni continuano a fare politica. Non importa se hanno fatto bene o male ma il silenzio, forse sarebbe opportuno. Il COVID, e perdonate la "crudezza", eviterà la presenza di alcuni in luoghi drammaticamente simbolo dove le lancette si sono fermate nonostante sia cambiata l'architettura attorno. Ci sono dei "buchi neri" nella ricostruzione e ci auguriamo non ci siano "zone d'ombra" che qualche Inchiesta sembrerebbe, in passato, abbia illuminato o provato a farlo. Ore 19.34.52, preghiamo, ricordiamo ma in silenzio.

Abbiamo scelto la foto a lato perchè lì c'è tutta la vasta area colpita ma soprattutto al centro, l'epicentro c'è il rosso, il sangue, le vite spezzate.



Fero - Avellino - 23 NOVEMBRE 2020 - Ore 01:35






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